Giovedì scorso, presso l’Aula Magna di Agraria, si è tenuta la tavola rotonda organizzata dal Tavolo per la Pace di Viterbo, dal titolo “Per Gaza, contro il riarmo globale – Il risveglio della coscienza dei popoli”.
I sette interventi – tra relatori e relatrici, tre dei quali in videoconferenza – si sono succeduti per oltre tre ore e sono stati ascoltati da un pubblico numeroso (oltre 120 persone), rimasto in gran parte fino al termine. Un segnale evidente che la coscienza collettiva è ancora sensibile a ciò che sta avvenendo in Palestina e negli altri teatri di guerra.
L’incontro si è aperto con l’esecuzione, da parte del laboratorio corale femminile ParvaCantoria di Viterbo, de “La canzone dei droni”, un canto diventato popolare tra i ragazzi di Gaza, basato sul suono emesso quotidianamente dai droni israeliani.
Nell’introduzione, uno dei moderatori ha ricordato come il Tavolo, dopo aver condannato l’azione terroristica di Hamas del 7 ottobre 2023, si sia presto mobilitato per contrastare la risposta di Israele, che la Commissione d’indagine indipendente dell’ONU, il 16 settembre scorso, ha definito “genocidio”. Ha quindi dato la parola all’ambasciatore Pasquale Ferrara, docente di Diplomazia e Negoziato Internazionale alla LUISS, che ha spiegato come sia nata l’esigenza – prima di tutto etica – di scrivere una lettera pubblica alla Presidente del Consiglio affinché il governo italiano contribuisse a fermare “l’orrore perpetrato nella Striscia di Gaza, andato al di là di ogni parametro di proporzionalità” e riconoscesse lo Stato palestinese. “Non si può dire di essere favorevoli alla soluzione dei due popoli–due Stati – ha aggiunto – e poi rifiutare tale riconoscimento, sia pure simbolico, senza applicare sanzioni a Israele come invece accaduto per la Russia”.
Ferrara ha poi raccontato come, da 7, gli “ex ambasciatori” firmatari siano diventati 70 e come, a quel punto, si sia deciso di trasformare la lettera in una petizione online che ha raccolto oltre 80.000 firme verificate.
È intervenuto quindi Wasim Dahmash, editore palestinese e attivista di Gazzella, Onlus che continua a fornire assistenza, cure e riabilitazione ai bambini della Striscia feriti dalla guerra, oltre a distribuire cibo e garantire attività scolastiche. Dahmash ha ricordato che la popolazione è, di fatto, sotto assedio dal 7 ottobre 2023 e che la guerra, sebbene spesso descritta come conclusa, è semplicemente passata da alta a bassa intensità, con continui omicidi di civili. Quanto al cosiddetto “Piano Trump”, Dahmash sostiene che esso somigli a quello previsto per il Libano: un piano che permetterebbe all’IDF di proseguire l’azione militare senza garantire diritti o autonomie ai palestinesi.
Ha preso poi la parola Margherita Cioppi, che, definendosi “marinaia”, ha raccontato come la sua imbarcazione Karma, unita alla Global Sumud Flotilla, sia stata fermata illegalmente da Israele. Ricordando che Karma svolge anche attività di soccorso in mare nell’ambito del progetto TOM – Tutti gli Occhi sul Mediterraneo di ARCI, Cioppi ha denunciato come il Mediterraneo sia diventato una vera e propria fossa comune, sia per gli ostacoli posti alle ONG, sia per la trasformazione di Mare Nostrum in Frontex, agenzia che di fatto ha quasi smesso di soccorrere i migranti, nonostante gli obblighi del diritto internazionale.
Particolarmente coinvolgente l’intervento di José Nivoi, sindacalista USB, collegatosi in videoconferenza dopo aver lasciato il presidio dei lavoratori dell’ex Ilva di Genova. Nivoi era a bordo della barca a vela Morgana – anch’essa parte della Flotilla e sequestrata da Israele – e ha raccontato la sua esperienza nel CALP Genova, il gruppo di portuali che negli scorsi mesi ha bloccato le navi con armamenti destinati a Israele e, negli anni precedenti, quelle dirette in Arabia Saudita durante la guerra in Yemen. Ha spiegato come questa azione di boicottaggio, attuata tramite scioperi mirati, si sia progressivamente estesa ad altri porti del Nord e del Centro Italia, tra cui Civitavecchia. Dal gennaio 2026 partirà inoltre una mobilitazione coordinata con portuali francesi e di altri Paesi. Da ricordare anche che, nel 2021, una delegazione del CALP fu ricevuta da papa Francesco, che espresse un esplicito incoraggiamento.
Dopo un intermezzo musicale in cui il cantautore Andrea Roncolini ha fatto cantare tutta la platea con la sua canzone “Equipaggio di terra” – spesso presente durante i presìdi in piazza del Plebiscito per la Palestina – è intervenuto Danilo Feliciangeli, referente per i progetti in Medio Oriente di Caritas Italiana. Feliciangeli, dopo aver sottolineato come le Flotille abbiano contribuito al risveglio delle coscienze, ha illustrato la vasta azione della Chiesa cattolica in Palestina (200 operatori, di cui 126 a Gaza): un impegno non solo di assistenza – seguendo la popolazione anche negli spostamenti forzati imposti dall’IDF – ma anche di advocacy a favore degli oppressi, molti dei quali uccisi persino mentre attendevano gli aiuti della Gaza Humanitarian Foundation. Nonostante ciò, ha ricordato, non si può rinunciare a cercare una riconciliazione, per quanto oggi sembri lontana.
Sulla stessa linea l’intervento di una volontaria di Operazione Colomba, il corpo nonviolento di interposizione della Comunità Papa Giovanni XXIII, presente dal 2004 in Cisgiordania, dove continua a scortare i ragazzi che, per andare a scuola, devono passare vicino a insediamenti illegali di coloni spesso violenti (recentemente è stata ferita persino una neonata di quattro mesi). L’azione di Operazione Colomba resta quella di denunciare ciò che accade – soprattutto tramite riprese video – e ricostruire dove possibile.
Infine ha parlato Riccardo Menicacci, attivista di Cambiare Rotta e studente della Sapienza, che ha raccontato la mobilitazione degli universitari contro quello che alcuni studiosi hanno definito “genocidio a pezzi”, le cui radici risalgono al piano ONU per la Palestina del 1947. Menicacci ha inoltre criticato il DDL Gasparri, che equipara la critica del sionismo all’antisemitismo, considerandolo una violazione della libertà di espressione.
Dopo il dibattito, le conclusioni sono state affidate al prof. Aurelio Rizzacasa, membro del Tavolo, che ha sottolineato come il “risveglio dei popoli” possa colmare il vuoto della democrazia contemporanea, sempre più ridotta a forma priva di sostanza.
Terminati i lavori, il Tavolo ha proposto una cena e la proiezione del film “Portuali” di Perla Sardella, presso il circolo ARCI Il Cosmonauta.




