(Soprattutto negli ultimi 3 anni)
È necessario uscire dalla retorica e dire le cose come stanno, con chiarezza.
Continuare a ripetere che “le autorizzazioni erano già state rilasciate” non spiega ciò che è successo davvero sul territorio e soprattutto non chiarisce dove il Comune aveva e ha tuttora margini di intervento reali.
1️⃣ FASE DI AUTORIZZAZIONE: POTERI COMUNALI MOLTO LIMITATI
In fase di autorizzazione degli impianti FER, soprattutto quelli rilasciati anni fa, il Comune non aveva il potere di negare i permessi.
In quella fase:
- le competenze erano regionali o statali;
- il Comune poteva esprimere pareri negativi;
- quei pareri incidevano poco o nulla sull’esito finale;
- molte autorizzazioni erano atti dovuti, non scelte politiche.
Per questo è fuorviante continuare a concentrare il dibattito solo su quella fase.
2️⃣ FASE DI ATTUAZIONE: È QUI CHE IL FER È DIVENTATO SELVAGGIO
Il vero problema non è nato sulla carta, ma nella fase di attuazione e realizzazione, che si è concentrata soprattutto negli ultimi tre anni.
In questo periodo:
- i cantieri si sono moltiplicati;
- gli impianti sono stati realizzati tutti insieme;
- l’impatto è diventato; cumulativo e fuori scala;
- il territorio ha iniziato a subire danni concreti e permanenti.
👉 Ed è proprio in questa fase che il Comune aveva e ha strumenti reali di intervento.
3️⃣ IN FASE DI ATTUAZIONE IL COMUNE POTEVA E PUÒ INTERVENIRE
Durante la realizzazione degli impianti il Comune non è uno spettatore passivo.
Può intervenire con strumenti concreti, tra cui:
- controlli puntuali sui cantieri;
- verifica del rispetto delle prescrizioni ambientali, edilizie e paesaggistiche;
- contestazione di opere difformi, strade abusive, movimenti terra non autorizzati;
- applicazione di sanzioni amministrative ed edilizie;
- diffide e sospensione dei lavori in caso di violazioni;
- tutela della viabilità comunale, con limitazioni o divieti ai trasporti eccezionali;
- interventi a tutela della sicurezza e dell’incolumità pubblica, soprattutto vicino alle abitazioni;
- azioni per la tutela della salute dei residenti;
- valutazione del rischio di surriscaldamento del suolo;
- interventi sul rischio idrogeologico aggravato dai lavori;
- sospensione dei lavori in caso di interruzione di servizi essenziali, inclusa l’energia elettrica;
- emissione di ordinanze contingibili e urgenti;
- coinvolgimento del Prefetto in caso di problemi di ordine pubblico o sicurezza;
- segnalazioni a ARPA, Carabinieri Forestali e altri enti competenti;
- ricorsi al TAR e richieste di sospensiva in presenza di danni gravi e irreversibili.
Un impianto autorizzato non autorizza a devastare un territorio.
4️⃣ IL PICCO DEL FER SELVAGGIO È NEGLI ULTIMI TRE ANNI
Questo punto va detto chiaramente.
La massima espansione del FER:
- non è avvenuta dieci anni fa;
- si è verificata soprattutto negli ultimi tre anni;
- quando la pressione sul territorio è diventata evidente;
- quando la somma dei progetti ha superato ogni soglia di sostenibilità;
👉 È in questo periodo che l’inerzia istituzionale pesa di più.
5️⃣ PERCHÉ CHIEDIAMO UN’ASSEMBLEA PUBBLICA
Chiediamo un’assemblea pubblica perché vogliamo sapere:
- come il Comune intende procedere da ora in avanti;
- quali strumenti intende usare nella fase di attuazione;
- perché negli ultimi anni molti di questi strumenti non sono stati utilizzati;
- come intende tutelare salute, sicurezza e vivibilità del territorio.
Il silenzio non è più accettabile.
6️⃣ NON È IDEOLOGIA, È DIFESA DEL TERRITORIO
Contrastare il FER selvaggio non significa essere contro le rinnovabili.
Significa essere contro:
- la concentrazione senza limiti;
l’assenza di pianificazione; - la trasformazione dei territori in zone di sacrificio.
7️⃣ RESTARE IMMOBILI È UNA SCELTA. E NON È NEUTRA.
Oggi il Comune ha ancora strumenti.
Usarli o non usarli è una responsabilità politica, non tecnica.
Il FER selvaggio non si ferma con le parole.
Si ferma nei cantieri, nei controlli, nelle ordinanze, nelle sanzioni e nelle decisioni prese alla luce del sole.
𝘕𝘰 𝘍𝘰𝘵𝘰𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢𝘪𝘤𝘰 𝘚𝘦𝘭𝘷𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘔𝘰𝘯𝘵𝘢𝘭𝘵𝘰 𝘦 𝘗𝘦𝘴𝘤𝘪𝘢
