Inaugurazione della mostra “La memoria dell’acqua. Nuove scoperte Archeologiche dal Gran Carro di Bolsena”

La Memoria dell’Acqua
Nuove scoperte archeologiche dal Gran Carro di Bolsena
Mostra diffusa
Palazzo Monaldeschi della Cervara- sede SiMuLaBo – BOLSENA (VT)
Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo sull’Isola Bisentina- CAPODIMONTE (VT)
17 luglio – 2 novembre 2025
Inaugura giovedì 17 luglio e sarà visitabile fino al 2 novembre 2025 la mostra La memoria dell’acqua. Nuove scoperte Archeologiche dal Gran Carro di Bolsena, articolata in due sedi espositive, il Museo territoriale del Lago di Bolsena, nell’antico Palazzo Monaldeschi della Cervara, e l’isola Bisentina, negli spazi della Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, restituiti alla comunità nel 2024 dopo un’attenta opera di restauro.La mostra offre una selezione di reperti rinvenuti nelle acque del lago grazie alle ricerche del Servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza di Viterbo, testimonianza della vita quotidiana delle popolazioni residenti nel sito del Gran Carro, anticamente affacciato sulle rive del lago. La mostra è un progetto realizzato in collaborazione tra Ministero della Cultura, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, Fondazione Luigi Rovati e Isola Bisentina.
La mostra propone un viaggio alla scoperta dell’insediamento protostorico oggi sommerso del Gran Carro, eccezionale contesto archeologico scoperto nel 1959 a circa cento metri dall’attuale linea di costa e oggetto di indagini approfondite solo in anni recenti da parte della Soprintendenza. Il sito fu popolato fra la media Età del Bronzo (XVI sec. a.C.) e la prima Età del Ferro (fine X – inizio IX sec. a.C.). In esso si distinguono due settori principali: un ampio spazio abitativo, di cui si conservano ancora centinaia di pali infissi nel terreno, e un’area sacra, detta “Aiola“, costituita da un tumulo di pietre realizzato a secco intorno a sorgenti di acqua calda. La sommersione del sito ha preservato perfettamente tutti gli oggetti di uso comune e quotidiano, ma anche rituale, degli antichi abitanti.
Nel Palazzo Monaldeschi della Cervara, sede del SiMuLaBo (Sistema Museale del Lago di Bolsena) che ha rinnovato la sua tradizionale esposizione proprio per accogliere la mostra, è ospitata la maggior parte dei materiali dagli scavi recenti, da inquadrare principalmente nell’ambito della Cultura Villanoviana, ovvero quella che precede la formazione delle grandi città etrusche di Vulci, Tarquinia, Cerveteri, Veio e Orvieto. Tra tutti si segnalano oggetti particolari, come i tre vasetti con beccuccio interpretabili come poppatoi e un sonaglio ancora funzionante, riempito di sassolini, al fine di intrattenere i bambini nella fase dell’allattamento; un vasetto miniaturistico che forse poteva contenere un unguento o un profumo con una singolare decorazione incisa avvicinabile ad una sorta di scrittura proto-Etrusca, mai ancora attestata; una eccezionale figurina fittile antropomorfa appena abbozzata proveniente dall’area dell’abitato, chiara rappresentazione simbolica legata a pratiche rituali, come suggerirebbe l’iconografia ben nota della dea madre, finora nota soltanto in contesti funerari. Anche i materiali dal monumento cultuale dell’Aiola, grandi vasi biconici contenenti offerte di cibo, quali semi e ossa animali combuste, rimandano ad un culto evidentemente collocato all’aperto e indirizzato alla venerazione di divinità femminili ctonie.
L’esposizione nella Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo sull’Isola Bisentina, realizzata in collaborazione con la Fondazione Luigi Rovati, si articola in quattro sezioni tematiche, con l’intento di restituire la complessità e la varietà di queste testimonianze.
Il mondo femminile che include oggetti probabilmente utilizzati in prevalenza dalle donne, dagli spilloni alle fibule, con la funzione di ornamento o per fissare le vesti. Ilsacro raccoglie reperti decorati con motivi graffiti, ma soprattutto con schematiche figure ornitomorfe, riconducibili al culto della divinità solare. La vita quotidiana offre uno spaccato del vissuto domestico attraverso oggetti legati al consumo e alla conservazione di cibo e bevande: anfore e anforette, ma anche olle, pissidi e boccali, talvolta arricchite da decorazioni plastiche. Il viaggio esplora la dimensione degli scambi e dei contatti: si segnalano un frammento di ceramica d’importazione di tipo protogeometrico, estremamente raro nel mondo medio-tirrenico, e un vaso-modellino a forma di imbarcazione, attestazione del ruolo del lago quale polo di interazione tra culture diverse.
Sull’Isola Bisentina il percorso espositivo si completa con gli interventi site-specific di artisti contemporanei, invitati a operare in concomitanza con l’apertura di questa stagione. Gli artisti si sono confrontati con le recenti scoperte degli insediamenti protostorici ora sommersi, i cui reperti, perfettamente conservati proprio grazie all’immersione nell’acqua del lago, testimoniano gli oggetti d’uso quotidiano e rituale delle antiche comunità locali, rivelandone la spiritualità e il rapporto con l’ambiente lacustre
La Chiesa ospita, oltre ai reperti archeologici, i lavori su carta di Alex Cecchetti (1973), che evocano la dimensione parallela di un fondale subacqueo e invitano lo spettatore a farsi testimone di una memoria giunta fino a noi grazie all’incessante azione conservatrice del lago. La Malta dei Papi , suggestiva struttura ipogea scavata nel Monte Tabor, forse realizzata dagli Etruschi per scopi rituali – accoglie i fragili frammenti vitrei di LisaDalfino (1987), una poetica reinterpretazione contemporanea degli ex voto. L’oratorio di Monte Calvario e l’approdo all’isola, con la sua elegante darsena in stile liberty, fanno da cornice alle sculture “alchemiche” di Namsal Siedlecki (1986), che evocano antiche pratiche di buon auspicio e riti propiziatori.
La Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, dopo un importante restauro, voluto dalla famiglia Rovati, proprietaria dell’isola dal 2017, è di nuovo accessibile dallo scorso anno. La chiesa fu originariamente costruita e dedicata a San Giovanni Battista da Ranuccio Farnese il Vecchio, che volle per la propria famiglia un mausoleo sull’isola. Sarà il Cardinale Alessandro Farnese il Giovane a costruire sopra questo preesistente edificio l’imponente monumento che oggi vediamo: la chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, la cui edificazione ha inizio nel 1588 su disegno di Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, e termina all’epoca di Odoardo Farnese tra il 1602-1603.
Programma inaugurazione giovedì 17 luglio
ore 11.30 | Cerimonia di apertura a Palazzo Monaldeschi della Cervara – Piazzetta dell’Orologio, 7 -Bolsena |
ore 13.00 | Visita guidata agli scavi del Gran Carro (Su prenotazione fino ad esaurimento posti) |
ore 15.30 | Isola Bisentina, visita della mostra nella Chiesa dei Santi Giacomo e Cristofaro (Trasferimento in barca da Bolsena su prenotazione fino ad esaurimento posti) |
Informazioni e prenotazioni:
Tel. +39 347.3483287