Nel rinnovo del Contratto Nazionale degli Enti Locali, i lavoratori non acquistano alcun diritto ma perdono retribuzione.
I contratti collettivi, che dovrebbero regolare diritti e salario, sono scaduti per il nostro settore nel 2022. Il rinnovo firmato da uil e cisl propone un aumento del 6% con la promessa, se mai si realizzerà, di 100 milioni di euro nel 2028.
Intanto che aspettiamo, per pagare affitto, bollette e vivere avremmo un aumento in busta di circa 60 euro al mese, una cifra ridicola, ben lontana anche dal dato reale dell’inflazione che si attesta al 16%, facendoci di fatto perdere retribuzione.
Il rinnovo deve prevedere aumenti veri, subito in busta paga e il riconoscimento delle professionalità svolte, troppi lavori sono stati assunti negli anni con il livello più basso per poi essere impiegati in mansioni di responsabilità e coordinamento.
Continuiamo a chiedere criteri certi per il premio di produttività, salario che meritano i lavoratori e non può essere lasciato al capriccio del dirigente di turno.
Ricordiamo che nel Pubblico Impiego si continua a lavorare sotto organico, impossibilitati a prendere i dovuti riposi e le malattie per non lasciare scoperto l’ufficio. Ci parlano di più facile accesso allo smart working, che potrebbe prevedere anche il buono pasto sempre per libera approvazione della dirigenza, intanto lavoratori con patologie gravi si vedono negati questo diritto perché non c’è nessun altro a sostituirli in ufficio.
Allo stesso modo la favola della settimana corta, 36 ore su quattro giorni, è un’illusione. I Comuni hanno iniziato a sperimentare le aperture domenicali e in tarda serata per smaltire le pratiche, senza contare che molti settori non possono rimanere scoperti per due giorni a settimana.
Cobas Viterbo
Elisa Bianchini
