
Saranno passati piu’ di quarant’anni, non ricordo l’anno preciso.
Era venuto a Viterbo per non ricordo piu’ quale iniziativa di solidarieta’, pranzammo insieme e poi avendo ancora un po’ di tempo giocammo a scacchi nel monolocale colmo soltanto di libri e giornali che era allora casa mia.
Ci conoscemmo cosi’, ma essendo compagni di lotte era come se ci conoscessimo da sempre: vi era allora un sentimento di profonda e immediata fraternita’ fra tutti coloro che si riconoscevano nell’impegno comune di giustizia e liberta’ (compagni e’ un’antica parola che originariamente designa “chi condivide il proprio pane con chiunque abbia fame”, e noi abbiamo voluto essere compagni, si’).
Nel corso di questo mezzo secolo ci siamo visti raramente – e sempre con viva commozione -, talvolta ci siamo scritti, ha generosamente contribuito con alcuni suoi interventi al notiziario telematico quotidiano che redigo da un quarto di secolo.
Oltre che storico rappresentante palestinese in Italia, uomo di pace, antirazzista e amico della nonviolenza, e’ stato parlamentare italiano, pubblico amministratore, e lo scorso anno e’ stato candidato al Parlamento Europeo nella lista pacifista promossa da Raniero La Valle “Pace Terra Dignita’”; mi rammarico assai che non sia stato eletto in quel consesso: avrebbe dato un contributo grande a contrastare la prolungata e attuale e crescente ed infame deriva dell’Unione Europea nella barbarie razzista e schiavista, bellicista e neocolonialista.
Ora Ali Rashid e’ morto.
Il popolo palestinese non e’ ancora libero in un suo stato indipendente, e sta subendo un massacro indicibile sotto gli sguardi attoniti o morbosi del mondo.
Israele e’ nelle mani di un governo scellerato, che ha strumentalizzato il crimine orrendo ed infame commesso dai nazisti di Hamas per scatenare una vera e propria guerra contro la popolazione inerme di Gaza, doppiamente vittima: del totalitarismo sanguinario di Hamas e della sterminatrice guerra asimmetrica decisa dal governo israeliano della destra piu’ estremista.
Per noi che abbiamo a cuore tutti gli esseri umani, e quindi entrambi i popoli, che in entrambi i popoli abbiamo amici, e maestri, e compagni che molto amiamo ed ammiriamo, che da sempre siamo impegnati affinche’ i due popoli in due stati liberi e democratici possano finalmente vivere in pace e fraternita’, questa mole di male e di morte e di orrore ci lascia sgomenti, e le nostre lacrime si fanno fiume e mare. E insieme sentiamo il dovere di continuare se non altro a dire alto e forte: che cessino tutte le uccisioni, che si salvino tutte le vite.
Nel mondo la prospettiva socialista e libertaria si allontana; su noi vecchi militanti che osammo pensare che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita’ e alla solidarieta’, e che per questo valesse la pena di dedicare intera la nostra vita alla lotta nonviolenta che fu di Spartaco, come della Rosa Rossa e della Rosa Bianca, di tutti i resistenti a tutti i fascismi, pesa la condanna alla damnatio memoriae da parte dei poteri dominanti e dei loro pervasivi apparati ideologici; l’umanita’ s’inabissa nella guerra e nell’annichilimento di ogni bene e di ogni verita’.
Ma resistere occorre, ancora e ancora. Per fermare tutte le guerre, tutti gli eserciti e tutte le armi. Per contrastare tutte le violenze e le oppressioni, le rapine e le devastazioni, le dominazioni e le schiavitu’. Per liberare tutti i popoli e tutte le persone. Per salvare quest’unica umana famiglia in quest’unico mondo vivente.
Anche e ancora nel ricordo del nostro compagno e fratello Ali Rashid.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Peppe Sini