Negli addobbi natalizi sempre più spesso anche se proveniente da tradizioni anglosassoni trova posto come simbolo bene augurante il Vischio (Viscum album L.) della Fam. delle Loranthaceae, pianta dioica (con solo fiori femminili che sono quelli che generano i fruttini bianchi e appiccicosi o maschili), epifita ossia pianta con solo radici aeree con cui si sostiene agli alberi.
Il suo elegante e gradevole aspetto non induce a pensare che si tratta di una pianta emiparassita. Essa cresce infatti su robinie, pini, pioppi, abeti, salici, tigli, peri e meli ed altri succhiando loro la linfa. L’aspetto che conferisce agli alberi dai rami spogli su cui si trova in inverno, accresce l’alone di magia che lo circonda fin dall’antichità . Per i Celti era un portafortuna e nel Medioevo veniva usato per elisir, medicamenti e anti iella posto sull’uscio di casa. La caratteristica che lo fa ricercare è data dalle bacche color bianco perla che lo adornano d’inverno. La diffusione del vischio è ad opera degli uccellini golosi delle bacche che lasciano cadere il seme appena spolpato o subito dopo digerito che si va ad appiccicare sui rami degli alberi e quando trova una fessura o cade all’interno della corteccia assorbendo germina e origina un austorio ossia una sorta di radice che si conficca nel tessuto della pianta ospitante per assorbirne i nutrienti.
I classici del periodo pre-Natalizio sono senza dubbio le Stelle di Natale (Euphorbia pulcherrima), Orchidee, Eriche, Ciclamini, Solanum e Guzmania, mentre la Schlumbergera o Cactus di Natale che fiorisce in inverno, ma non sopporta il caldo eccessivo delle nostre case.
Agli abeti acquistati per allestire l’albero di Natale, va somministrata affinché sopravviva fino alla fine delle feste e quindi dovrebbero essere trasferiti in giardino, regalati ad un amico che ha spazio in campagna o donati ad un parco cittadino, altrimenti sarebbe saggio optare per un’albero in plastica o decorare la casa semplicemente con ghirlande, rami di pino, pigne dorate e bacche di rosa, vischio e ciuffetti di agrifogli.
Si possono preparare deliziosi centrotavola accostando candele colorate ad agrumi, noci, nocciole, castagne e kiwi e poi ancora a bacche e ghiande, pigne e fiori ed Alkekengi essiccati in estate.
L’Alkekengi è il frutto della pianta (Physalis alkekengi), una solanacea di origine asiatica, che produce una lanternina di colore rosso arancio che contengono gustose bacche commestibili che si possono consumare sia crude che cotte. La pianta ha uno sviluppo considerevole tende infatti a diventare infestante, predilige un terreno fertile, permeabile ed arieggiato, umido e fresco. Tollera il gelo fino a -10°C, ma è bene riparare le radici con una pacciamatura. Si impianta ad inizio autunno o da seme a fine inverno, trapiantando a fine Aprile quando cessa il rischio gelate.
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