
Riaprire la Civitavecchia-Orte, un sogno che torna sui binari
Amministratori e tecnici rilanciano la proposta del Comitato: “Un piano graduale per far rinascere una ferrovia utile, turistica ed ecologica”
Si è svolto nella sala consiliare del Comune di Fabrica di Roma, il 9 ottobre 2025, il convegno dedicato alla possibile riapertura della linea ferroviaria Civitavecchia – Capranica/Sutri – Orte, infrastruttura storica della Tuscia ferma da anni ma ancora capace di accendere speranze e progettualità.
L’iniziativa, promossa dal Comitato per la riapertura della linea, presieduto da Raimondo Chiricozzi, ha riunito amministratori locali, tecnici e rappresentanti delle associazioni ferroviarie, decisi a trasformare in percorso concreto ciò che per troppo tempo è rimasto solo un auspicio.
Al tavolo dei relatori erano presenti il Presidente della Provincia di Viterbo, l’Assessore ai Trasporti del Comune di Civitavecchia, i sindaci di Fabrica di Roma, Gallese, Corchiano e Ronciglione, oltre ai vertici dell’Osservatorio Regionale dei Trasporti.
Per l’AEC – Association Européenne des Cheminots (sezione italiana) sono intervenuti il Vicepresidente nazionale, Gen. Mario Pietrangeli, il Segretario regionale e Consigliere nazionale, Oreste Varone, e l’avvocato Marcello Luca, rappresentante dell’associazione presso il Comitato.
Durante i lavori è stato ribadito che la riapertura della linea non può essere affrontata come un progetto monolitico, ma deve seguire una strategia per fasi, sostenibile e progressiva.
La prima fase, considerata immediatamente realizzabile, riguarda il tratto Capranica – Ronciglione, che consentirebbe di far ripartire treni storici e turistici da Roma verso il borgo etrusco. Il percorso toccherebbe luoghi di grande fascino, come il ponte in ferro di Ronciglione, proposto come “museo a cielo aperto” dedicato al cinema, vista la lunga lista di film girati nella zona, tra cui La vita è bella.
La seconda fase punterebbe a proseguire verso Caprarola, Fabrica di Roma, Corchiano e Gallese, fino all’interporto di Orte, nodo strategico per il trasporto merci e per i collegamenti con l’Adriatico.
La fase conclusiva, infine, riporterebbe in vita l’intera tratta fino a Civitavecchia, creando un asse ferroviario ecologico tra il porto tirrenico e l’entroterra laziale.
L’incontro ha evidenziato come la ferrovia non rappresenti soltanto un tema infrastrutturale, ma anche una questione ambientale ed economica. L’AEC ha ricordato che i trasporti sono responsabili del 25% delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea, di cui il 72% proviene dal traffico su strada, mentre la ferrovia incide appena per lo 0,5%. Dati che dimostrano l’importanza di investire su un mezzo sostenibile, moderno e competitivo.
Il porto di Civitavecchia, oggi primo scalo crocieristico italiano con oltre 3,5 milioni di passeggeri, potrebbe diventare il punto di partenza ideale per itinerari ferroviari turistici diretti verso i borghi della Tuscia.
Una prospettiva che, secondo i relatori, favorirebbe un turismo “lento” e di qualità, capace di portare sviluppo e visibilità a tutto il territorio.
Il sindaco di Gallese ha ricordato la presenza di una grande azienda specializzata nella produzione di deviatoi ferroviari, che trarrebbe vantaggio dal ritorno del trasporto merci su rotaia.
Un esempio concreto di come la linea Civitavecchia-Orte potrebbe intrecciare sviluppo industriale, mobilità sostenibile e valorizzazione ambientale.
Il convegno si è chiuso con un messaggio condiviso da tutti i presenti: la ferrovia Civitavecchia – Capranica/Sutri – Orte non è un sogno nostalgico, ma un progetto possibile, se affrontato con pragmatismo e collaborazione.
Il piano graduale proposto dal Comitato e dall’AEC rappresenta una strada concreta per riportare in vita un’infrastruttura che può tornare a essere motore di crescita per la Tuscia e per tutto il Lazio.

