
In attesa della commemorazione dei 50 anni della scomparsa di Pasolini alla Torre di Chia Gabriele Gallinari legge Pasolini. Testimonianze storiche e sociali dattilografiche pregnanti
Segnaliamo un evento in ricordo di Pier Paolo Pasolini, nell’appropinquarsi dell’anniversario della sua morte, il prossimo 2 novembre. Saranno 50 anni e questa ricorrenza non poteva passare senza che le fosse dedicata la giusta attenzione. Chia, frazione di Soriano del Cimino, si prepara già a fare memoria di questo letterato d’avanguardia.
È accaduto proprio alla Torre di Chia, dove Pasolini visse gli ultimi anni della sua vita e dove compose il romanzo “Petrolio” nel 1972 (pubblicato postumo vent’anni dopo).
Il proprietario della dimora che tanto gli fu cara, Gabriele Gallinari, ha organizzato, sabato 13 settembre scorso, un evento riservato, alla presenza del sindaco del Comune di Soriano del Cimino, Roberto Camilli, e di rappresentanti della Soprintendenza, per omaggiare lo scrittore.
Fra musica e parole. Con letture di alcuni passaggi delle sue più belle lettere, per scoprire la figura di Pasolini: l’uomo e l’intellettuale; seguite da alcuni accompagnamenti musicali: pezzi di brani di Bach, Caravella e Rachmaninoff, eseguiti al violoncello da Simonpietro Cussino.
Il tributo non poteva iniziare senza la lettura dei versi estratti da Poeta delle ceneri del 1966.
“Ebbene, ti confiderò, prima di lasciarti,/ che io vorrei essere scrittore di musica,/ vivere con degli strumenti/ dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare/ nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto/ sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta/ innocenza di querce, colli, acque e botri,/ e lì comporre musica/ l’unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà”.
Tutto curato con semplicità, ma con accuratezza, a simboleggiare un affetto sincero per quest’uomo.
Pasolini, l’uomo e l’intellettuale.
Innanzitutto nelle missive troviamo il rapporto con la madre e il fratello. Da Versuta (Casarsa, in Friuli) scrive (nel maggio del ’45) parole bellissime e intense al fratello Guido.
Parole piene di malinconia, amarezza, nostalgia e tristezza per la lontananza e l’assenza del fratello di cui sente forte la mancanza. Rimpiange e vorrebbe rivivere i momenti in cui erano insieme.
E poi non poteva non esserci la figura centrale e fondamentale della tanto amata madre Susanna, cui era legato in maniera viscerale e i cui consigli furono per lui una guida. Le scrive da Roma nel 1950.
Per non parlare del legame profondo con la cugina Graziella Chiarcossi che con lui visse per tredici anni, dal suo arrivo a Roma nel 1962 fino alla morte dello scrittore. Recitò in Medea, così come la madre Susanna Colussi nel ruolo complesso della Madonna, ne “Il Vangelo secondo Matteo”.
Così come imprescindibile è lo scambio epistolare con gli altri intellettuali. A partire da Leonardo Sciascia e Cesare Padovani; siamo rispettivamente nel 1956 e nel 1964.
Ma anche il drammaturgo, attore e regista Eduardo De Filippo. Siamo a Roma, nel 1974. I passaggi con cui gli si rivolge letti da Gabriele Gallinari sono stati eccezionalmente accompagnati dalla musica di Rachmaninoff.
Sono gli anni che preparano ai grandi cambiamenti, alla rivoluzione e alle proteste del ’68. E in questo contesto si inseriscono le parole con cui si rivolge a Giulia Maria Crespi.
Noto infatti l’impegno a difesa dell’ambiente di Pasolini e la battaglia che condusse per il rispetto del paesaggio. Ricordiamo, oltre alla lotta per rendere statale l’Università della Tuscia, anche il concorso Case di Chia nel verde indetto nel 1974, che prevedeva premi in denaro per incentivare e spingere gli abitanti ad abbellire Chia riempiendola di lecci, allori, ulivi; fu lui stesso di sua mano a scriverne il bando.
Ma c’è anche un altro aspetto che accomuna Pasolini a Giulia Maria Crespi. Rivoluzionario come lei, definita “zarina” (e “dispotica”) per il suo rigore ferreo e la fermezza e intransigenza incontrovertibili che teneva.
Fu tra i fondatori del FAI (Fondo Ambiente Italiano), di cui fu presidente onoraria fino alla sua scomparsa.
La medesima missione attuale di enti come la Soprintendenza.
Perciò le lettere lette da Gabriele Gallinari regalano un rilevante momento di riflessione e sono pregne di significato, sempre più ancora attuali.
Questo ricorda come l’impegno civile di memoria possa partire anche dal basso, dalla mobilitazione e dall’attivismo dei singoli cittadini, come Gabriele Gallinari; senza retorica.
Si tratta di testimonianze dattilografiche d’importanza storica per continuare a coltivare e diffondere il messaggio e il pensiero di Pasolini.


