
Convincono una madre a sborsare 3000 euro con il raggiro del figlio in difficoltà. Due donne denunciate dalla Polizia di Stato
Nel rispetto dei diritti delle persone indagate e della presunzione di innocenza, per quanto risulta allo stato, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa di giudizio, si comunica quanto segue.
Hanno inscenato la consueta farsa del figlio in difficoltà e bisognoso di denaro e, con artifizi e raggiri, si sono fatti consegnare dall’anziana madre circa 3000 euro, mediante pagamento elettronico.
È accaduto alcune settimane fa ad una settantenne residente a Tarquinia, la quale resasi conto dell’inganno di cui era rimasta vittima ha deciso di denunciare l’accaduto ai poliziotti del locale Commissariato di P.S. La vittima ha raccontato agli agenti di aver ricevuto un messaggio sulla propria utenza mobile mediante l’applicativo WhatsApp, da un numero sconosciuto nel quale l’ignoto interlocutore, fingendo di essere il figlio residente all’estero, le comunicava la rottura del suo telefono cellulare, caduto in acqua. La donna, preoccupata, iniziava a scambiare col presunto figlio una serie di messaggi con i quali veniva convinta ad effettuare una serie di versamenti che sarebbero serviti al giovane per compiere dei pagamenti, per un totale di circa 3000 euro.
Gli accrediti venivano eseguiti mediante il servizio MOONEY e ricarica su Postepay, nonché con bonifico su conto corrente estero, operazione quest’ultima, per un importo rilevante, bloccata dall’istituto bancario per problematiche di natura tecnica: Solo in serata, contattato il vero figlio, la signora realizzava che era stata truffata e si decideva a denunciare il fatto. La successiva attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia ed espletata dagli uomini della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Tarquinia, consentiva di identificare, tramite accertamenti presso gli istituti competenti, le rispettive intestatarie della carta Postepay e della carta prepagata Mooney utilizzate per commettere la truffa.
Si tratta di due donne, con precedenti specifici, una trentenne rumena residente a Taranto e un’italiana, sessantenne, residente a Napoli. Segnalate all’Autorità Giudiziaria, dovranno rispondere del reato di truffa aggravata in concorso.