Le tecniche dei truffatori, soprattutto nella moderna epoca digitale, sono in costante evoluzione per carpire, in modo sempre più subdolo, la fiducia delle vittime e ottenere il massimo profitto.
Tra queste, lo “spoofing” telefonico rappresenta una forma di raggiro informatico con cui i criminali falsificano la loro vera identità, alterando il numero di telefono visualizzato sul display del destinatario. L’obiettivo è, in sintesi, di far apparire sul dispositivo della vittima un numero del chiamante che ispiri immediata fiducia, come quello del proprio istituto bancario, di un reparto delle Forze dell’Ordine o di un’altra importante istituzione pubblica.
Questa tecnica è quasi sempre abbinata al cosiddetto “social engineering“, ovvero alla manipolazione psicologica: i truffatori, infatti, agiscono direttamente sugli aspetti emotivi delle persone, sfruttando spesso timori e paure, per indurre le vittime a compiere azioni impulsive.
Per non cadere nella trappola, è fondamentale riconoscere alcuni segnali di questo tipo di frode:
- la creazione di una falsa situazione di emergenza: il truffatore costruisce uno scenario allarmante, comunicando, con tono convincente, di aver ad esempio rilevato presunti problemi sul conto corrente o sulla carta di credito, come accessi non autorizzati o transazioni anomale. In altri casi, l’interlocutore potrebbe addirittura fare riferimento a una presunta indagine in corso, evidenziando la necessità di non meglio specificati accertamenti urgenti. A questa comunicazione segue, di solito, la richiesta di fornire dati personali e bancari riservati (password, codici PIN, token o codici OTP) con il pretesto di dover “bloccare” o “stornare” l’operazione fraudolenta;
- l’utilizzo di numeri apparentemente legittimi: questo è l’elemento chiave che rende la truffa più efficace. La chiamata sembra provenire da un’utenza apparentemente “affidabile”, come il numero della propria banca o il centralino della Stazione dei Carabinieri territorialmente competente, in modo da rendere attendibile la segnalazione “abbassando” le difese della potenziale vittima, che viene indotta a ritenere “genuina” la telefonata aderendo alla richiesta di disporre un bonifico verso un IBAN, presentato come “sicuro”, per risolvere il problema.
Come difendersi allora da queste truffe? Tre, in particolare, possono essere i consigli utili:
- non fidarsi del display: il numero visualizzato non è sempre garanzia assoluta dell’identità del chiamante o della sua riconducibilità univoca al chiamante. La tecnologia per contraffarlo, come visto, esiste: se la conversazione prende una piega sospetta, va interrotta riagganciando;
- verificare di persona: dopo aver terminato la chiamata sospetta, senza dare corso alla richiesta avanzata dall’ignoto interlocutore, è opportuno verificare la veridicità della comunicazione contattando autonomamente, digitandolo sul proprio dispositivo, il numero reale della banca o il 112 per esporre l’accaduto e chiedere conferma (è consigliabile non usare mai la funzione “richiama” del proprio telefono, perché si potrebbero ricontattare direttamente i truffatori);
- proteggere i propri dati mantenendo il segreto assoluto sulle credenziali. Nessun dipendente di istituti bancari, delle Forze dell’Ordine o di qualsiasi altro ente pubblico chiederà di condividere per telefono le tue credenziali di accesso, le password, i PIN o i codici di sicurezza. Allo stesso modo, nessuno ti solleciterà a effettuare trasferimenti di denaro su specifici conti correnti per mettere in sicurezza i risparmi o per collaborare a indagini in corso.
L’Arma dei Carabinieri è costantemente impegnata nella protezione dei cittadini contro ogni tipo di truffa, promuovendo campagne di sensibilizzazione e mettendo a disposizione una sezione informativa sul proprio sito istituzionale, www.carabinieri.it, con consigli pratici e dettagliati al link www.carabinieri.it/in-vostro-aiuto/consigli/pillole-di-prevenzione/contro-le-truffe.
Nessun appartenente all’Arma chiederà mai di eseguire operazioni bancarie a scopo di indagine. Per ogni minimo sospetto di essere vittima di spoofing, non bisogna esitare a contattare il 112 o a recarsi presso la Stazione Carabinieri più vicina per ricevere assistenza e supporto diretto.
