
Da diversi mesi come Tavolo per la pace di Viterbo abbiamo inviato a quasi tutte le amministrazioni comunali del viterbese degli inviti a prendere posizione sul genocidio di Gaza (così definito anche dalla Commissione d’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla situazione a Gaza il 16 settembre scorso); nel luglio scorso abbiamo redatto e inviato loro la proposta di una formale “Mozione per la sospensione o la limitazione delle relazioni istituzionali con lo Stato di Israele, volta a favorire la cessazione delle ostilità a Gaza e il riconoscimento dello stato palestinese”.
Questa mattina (30 settembre) speravamo che il Comune di Viterbo, avrebbe approvato una mozione ispirata a quella suggerita da noi e invece, nonostante (o a causa) della presentazione di 3 mozioni (della maggioranza, di Fratelli d’Italia e del PD), tutto si è risolto in un nulla di fatto: la discussione è stata rinviata al 14 ottobre.
La motivazione della sindaca si è basata su: “su un simile argomento la posizione deve essere unitaria e condivisa, nel perimetro di un valore della città che crede e sta dalla parte della pace e dell’autodeterminazione dei popoli”.
Sebbene possiamo apprezzare alcuni punti della mozione della maggioranza, quali l’esplicita condanna delle “azioni militari indiscriminate di Israele contro la popolazione civile di Gaza e della Cisgiordania e la sistematica violazione del diritto internazionale umanitario”, l’intenzione di inviare l’Ordine del giorno alla Presidente del Consiglio per chiedere al Governo italiano di sostenere la soluzione “due Popoli, due Stati”, nonché l’invito “al Governo italiano e all’Unione Europea a interrompere la fornitura di armi a Israele e a sospendere gli accordi economici e militari esistenti fino a quando non verranno rispettati i diritti umani”;
sebbene apprezziamo anche quei punti della mozione del PD che sono sovrapponibili ai precedenti, nonché la richiesta, in sede europea, di adottare “sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale”;
ci chiediamo però come possa essere possibile arrivare a quanto auspicato dalla sindaca se la mozione di FDI si intitola “Mozione per il riconoscimento dello stato di Israele da parte degli stati arabi” e, al suo interno: le prime 5 premesse fanno riferimento ai crimini di Hamas del 7 ottobre, la reazione di Israele viene chiamata “recrudescenza del conflitto” (solo nel seguito si parla di “sproporzione di reazione”), si cita la preoccupazione del governo per l’attacco di Israele a Doha (ma nessun cenno esplicito ai crimini di guerra su bambini, giornalisti, operatori sanitari e umanitari, etc…), si reputa che gli ultimi riconoscimenti dello stato di Palestina non hanno portato “a sostanziali cambiamenti della situazione sul terreno”, mentre ci si sofferma a lungo sul fatto che non tutti gli stati riconoscono Israele, con “una differenza di soli 16 Paesi” (ci spiace deluderli, ma oggi il valore reale è 8).
Scrivono che la Palestina non soddisfa tutti i requisiti della statualità e quindi è “prematuro” il suo riconoscimento e, pur dichiarandosi favorevoli alla soluzione dei “2 popoli due stati”, pensano che si possa attuare solo “allorquando si saranno rese concrete le necessarie condizioni”. Nessun cenno al diritto internazionale palesemente e ripetutamente violato da Israele.
Anche noi, ovviamente, auspichiamo che lo stato di Israele venga riconosciuto da tutti gli stati dell’ONU (e, aggiungiamo, che non si dia mai alcuna giustificazione all’anti-semitismo), anche noi, come scrivono loro, vogliamo che tutti gli ostaggi in mano ad Hamas vengano liberati, ma ci chiediamo come tutto il resto possa conciliarsi con i contenuti delle altre due mozioni.
Non sempre si può ottenere unanimità sulla pace, anche Papa Leone XIV giorni fa ha detto “Il riconoscimento dello Stato di Palestina potrebbe aiutare“, ma “in questo momento il dialogo è rotto”.
Che il rinvio della discussione di oggi sia un non voler prendere posizione?
Speriamo comunque che il 14 i nostri timori si dimostrino infondati, che nel frattempo si sia raggiunto un vero cessate il fuoco, che nessuno abbia fatto del male agli eroi della Sumud Flotilla (che a breve sarà vergognosamente abbandonata dalla nave della Marina italiana), che i piani per il futuro del popolo palestinese non portino a prigioni a cielo aperto peggiori di quelle attuali.
Nel frattempo il presidio a Piazza del Comune continuerà a riempiersi e ad essere attraverso da tutte quelle persone che credono che è adesso il momento di riconoscere che è in atto un genocidio e che è ora di compiere atti sia politici che concreti per mettere fine alle più di 70000 persone morte, per difendere l’autodeterminazione di un popolo oppresso e vessato già da prima del 7 ottobre e ci auguriamo che qualcuno dei consiglieri comunali, oggi presenti, o degli assessori o magari anche la sindaca possano partecipare al presidio scegliendo da quale parte della storia stare.
Tavolo per la pace di Viterbo
