
Venerdì scorso, presso UNITUS S. Maria in Gradi, si è svolto il convegno “Se il più forte detta legge –
Costruire l’alternativa alla guerra totale”, organizzato dal Tavolo per la pace e MEIC- Lo Studiolo.
In un’aula piena di gente si sono succeduti, in presenza e a distanza, alcuni tra i personaggi più noti del
pacifismo italiano; iniziato con la proiezione di un breve video di una bambina palestinese sullo sfondo delle macerie di Gaza, accompagnata dalla poesia dedicata da Giovanni Gulino – un pacifista disabile di Ragusa – alle piccole vittime di tutte le guerre, è stata data la parola a Moni Ovadia, che, con la forza e la passione che lo caratterizza, ha pronunciato parole di fuoco contro il sionismo, che, già dai tempi della Nakba, tende a annientare il popolo palestinese.
Dopo di lui, Matteo Taucci, un ricercatore dell’ Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (APS
fondata nel 1982 che, in collegamento con diversi organismi nazionali ed esteri, favorisce la conoscenza
scientifica su sicurezza, disarmo, intercultura, diritti umani, gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti),
ha tracciato l’excursus storico che ha portato nel mondo bipolare alla crisi delle regole: caduta del muro di Berlino, allargamento della Nato, 11 settembre 2001, guerra al terrore, invasione dell’Afganistan, invasione dell’Iraq, ascesa di Cina e Russia, interventi russi in Georgia, Crimea e Siria, guerra del Donbass,
invasione dell’Ucraina, nascita e crescita dei Brics, invasione di Gaza. Sia le grandi potenze che gli stati
europei hanno sempre applicato la politica dei 2 pesi e 2 misure, ignorando progressivamente le conquiste diritto internazionale dalla creazione dell’ONU in poi e arrivando sempre più vicino al rischio di conflitto nucleare.
E’ stata poi la volta di Francesco Vignarca, analista esperto di spesa militare e coordinatore della Rete
Italiana Pace e Disarmo, che ha messo in discussione il progetto europeo di riarmo e il ruolo che l’Italia sta assumendo nella militarizzazione del continente, facendo tra l’altro capire che gli 800 miliardi previsti sono stanziati a debito, porteranno un effetto modesto sull’occupazione nazionale e toglieranno risorse a settori fondamentali come la sanità e l’istruzione.
Sulla stessa linea Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci e Ferma Il riarmo che,
proseguendo il discorso di Vignarca, ha denunciato come l’Italia stia vendendo armi a Israele e a altri Paesi in guerra come l’Arabia saudita, violando la legge 185 sul commercio delle armi, arrivando di fatto a usare la guerra come strumento di politica internazionale, al servizio dei grandi poteri economici. Ha infine ricordato che il 21 giugno ci sarà a Roma una grande manifestazione contro il riarmo e, a ottobre, la
marcia Perugia Assisi.
Terminato il suo intervento, si è aperto un collegamento con il convegno nazionale dell’Osservatorio
Nazionale contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università, da dove la portavoce Roberta
Leoni ha denunciato il lento ma sistematico inserimento del pensiero bellico nel sistema educativo italiano, che, in certi casi, è arrivato anche a proporre giochi di ruolo in ambito militare a ragazzi delle scuole medie inferiori; su questa linea è una recente raccomandazione della Commissione europea.
Poi, “a sorpresa”, è entrato Alfio Pannega, interpretato dal noto attore Pietro Benedetti, che ha fatto
rivivere alcuni degli episodi più noti del nostro conterraneo (e di sua madre), icona di umanità, impegnato
con la vita per la pace e la giustizia sociale, valori che, ricorda, gli aveva trasmesso anche don Dante
Bernini, che lo andava a trovare. Pur constatando il peggioramento dei rapporti umani Alfio ha concluso
con un messaggio di speranza: “la cultura è la più bella arte e le idee dei giovani so’ belle, pure create, al
lume delle stelle”.
Uno degli aspetti meno conosciuti delle guerre è quello delle conseguenze ambientali, trattato da
Antonella Litta, medico e rappresentante dell’ISDE – Medici per l’Ambiente, e del Tavolo di studio
Custodia del Creato della CEI. Partendo dalla disastrosa condizione di Gaza, dove le bombe hanno
distrutto strutture sanitarie, sistemi fognari, risorse alimentari non solo a breve ma anche a lungo termine in quanto molti campi agricoli, contaminati dalle scorie di bombe e munizioni, non si potranno più utilizzare, hamostrato vari studi scientifici in cui si dimostra che gli effetti dei vari conflitti in corso stanno contribuendo fortemente alla distruzione degli ecosistemi e delle biodiversità, al cambiamento climatico e addirittura alla salute mentale della gente: “con i conflitti e i bombardamenti in corso in queste regioni, i civili, i primi soccorritori e gli operatori sanitari sono esposti a livelli elevati di inquinanti e particolato, simili o peggiori di quelli che si sono verificati dopo gli attacchi dell’11 settembre. I potenziali effetti a lungo termine di questa esposizione intensa, non cronica, sulla salute cognitiva non possono essere sottovalutati”.
Infine don Tonio Dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana, già coordinatore nazionale di Pax
Christi Italia, ricordando come si stia tornando al vecchio principio “si vis pacem para bellum”, nonostante
gli stessi partigiani abbiamo approvato il ripudio della guerra sancito dall’art. 11 della Costituzione, ha
lanciato un segnale di speranza “dal basso” dicendo che sempre più la gente comune sta acquisendo
coscienza dell’importanza della pace. Ci sono esempi anche nelle zone di conflitto, come nel caso di
Parents Circle Families Forum, un gruppo di 700 famiglie israeliane e palestinesi che, dopo aver perso
un figlio o una figlia nei vari scontri, nel 1995 hanno iniziato a incontrarsi, a parlarsi per capirsi e vincere
l’odio. Ebbene, questa organizzazione opera ancora oggi, nonostante il Ministero dell’Istruzione israeliano
gli abbia vietato di condurre attività educative nelle scuole, dichiarando che qualsiasi confronto tra il lutto
delle famiglie dell’IDF e quello delle vittime delle operazioni difensive dell’IDF è inaccettabile.
Le conclusioni al prof. Aurelio Rizzacasa (MEIC e Tavolo per la pace) che ha invitato tutti a “non aver
paura della diversità, perché è questa che crea il nemico e quindi incoraggia le guerre”.
Tavolo per la pace
MEIC – Lo Studiolo


