
Le indagine in corso nel territorio laziale danno ragione a quanto denunciato da sempre dai Cobas: il sistema del Commercio nasconde, in molti casi, un sistema criminale di sfruttamento
In questi giorni è emersa un’inchiesta fra Roma e Viterbo che vede un sistema deliquenziale dietro ad alcuni marchi della Grande Distribuzione.
Mostri di cemento e parcheggi multipiani, con centinaia di metri in cui operano lavoratori a tempo determinato, spesso assunti da agenzie esterne, sottoposti al Contratto Nazionale peggiore che esista, il Cisal.
Poi ci sono le offerte, pubblicizzate con volantini sparsi in tutta la città tramite lavoratori a chiamata.
Fra sottocosti, 3×2 e prodotti lancio abbiamo sempre messo in dubbio la sostenibilità di queste operazioni.
Ci sono solo due modalità per far sorgere nella stessa città molti supermercati identici a poca distanza l’uno dall’altro: strozzare la filiera, imponendo prezzi al ribasso ai coltivatori e abbassando stipendio e diritti ai dipendenti dei punti vendita oppure essere completa disinteressati agli effettivi guadagni. Come le indagini stanno mostrando in questo caso, i supermercati nascondono un giro di fatture false, pagamenti emessi per operazioni inesistenti, nessun pagamento dell’Iva.
Ci chiediamo quali strategie metta in atto un’Amministrazione che continua a vantarsi dei grandi risultati dell’ordinanza anti bivacco, ben 30 persone multate con la grave colpa di sedersi su un gradino e mangiare un panino, mentre continua a vendere pezzi di territorio senza alcun controllo sugli acquirenti, che oggi aprono un megastore per poi chiuderlo e lasciare il suo scheletro a devastare il paesaggio.
Esortiamo tutti I lavoratori del settore ad organizzarsi uniti per rispedire al mittente questa logica padronale in cui pochi ingrassano sul lavoro da schiavi di tutti.
Cobas Commercio
Luca Paolocci