
Non si misura tutto con le vittorie. Non sempre, almeno. Nella stagione che si è appena conclusa, il gruppo di giovani atleti che ha preso parte al progetto baseball Viterbo ha vissuto un’esperienza che va oltre i numeri. Certo, ci sono anche quelli: 73 incontri totali, tra allenamenti in palestra e sul diamante, 12 partite di campionato, e la partecipazione a tornei come quello del “Memorial Bologna” a Montefiascone e l’ENDAS a Roma.
Sul campo, il bilancio dice 118 punti segnati e 224 subiti. Ma il dato più interessante è che nessuno di questi ragazzi aveva mai giocato a baseball prima. È partito tutto da zero, da guantoni ancora rigidi e lanci incerti. Oggi, dopo otto mesi, c’è una squadra. Non perfetta, non invincibile, ma vera.
In questi mesi, il gruppo ha affrontato anche un lavoro continuo di sperimentazione tecnica. In particolare sul monte di lancio sono stati coinvolti ben 12 giocatori, segno di un approccio inclusivo e formativo, che ha dato spazio a tutti per provare, sbagliare, migliorare.
Un percorso costruito insieme
Crescita tecnica, certo. Ma anche umana. Allenarsi più volte a settimana, giocare partite in trasferta, condividere sconfitte e piccoli successi: tutto questo ha fatto sì che da un gruppo di sconosciuti nascesse una squadra. Non nel senso più romantico del termine, ma in quello più concreto: ragazzi che ora si cercano, si ascoltano, si supportano.
L’ambiente che si è creato è stato parte fondamentale del progetto. Merito anche di uno staff tecnico competente e presente:
Livio Quatrini, manager storico, che ha chiuso quest’anno il suo percorso alla guida della squadra; Federico Morini, head coach; Natalia Miccinilli e Damian Preece, figure di riferimento costanti per i ragazzi.
Tra i giocatori, molti hanno avuto spazio anche negli Underground Under 15, a dimostrazione del percorso in atto: Andrea Innocenzi, Mattia Crivellente e Thomas Faccenda hanno dato il loro contributo anche a quella formazione, portando con sé l’esperienza maturata in questa intensa stagione.
Uno sport che educa.
Il baseball, con le sue regole rigide e i suoi ritmi particolari, si è dimostrato ancora una volta uno strumento educativo potente. I ragazzi hanno imparato ad aspettare il loro turno, a rispettare l’avversario, a fare squadra nel momento dell’errore più che in quello del punto.
Ora li aspetta un’ultima sfida: il III Torneo “Contro la violenza sulle donne e sui bambini”, che si terrà a Viterbo il 4, 5 e 6 luglio, con 14 partite in tre giorni. Sarà un’occasione per chiudere l’anno sportivo con orgoglio e, perché no, per mostrare quanto sia stato fatto. Non per dimostrare qualcosa agli altri, ma per rendersene conto da soli.
Perché la crescita vera, quella che conta, non fa rumore. Ma si vede.